Da qualche giorno il tema della “confidenza digitale” tra studenti e docenti è tornata in auge dopo la decisione di un preside di emettere una circolare interna nella quale invitava i docenti a non stringere amicizie online con gli studenti perché si creerebbe una “confusione di ruoli e una impossibile parità”.
Il tema è di sicuro interesse perché investe il più ampio aspetto relativo alla autorità e autorevolezza degli insegnanti rispetto agli studenti. Posso affermare, certo che non posso esser smentito, come negli ultimi anni le condizioni di rispetto degli studenti e delle famiglie verso gli insegnati siano venuti meno. La migliore scolarizzazione dei genitori, unita a una generale maggiore perdita di riferimenti della società italiana (ma credo potrebbe essere giusto dire europea) ha di fatto portato i genitori a giustificare oltre il limite il comportamento dei figli autorizzandoli a una totale perdita di rispetto nei confronti degli insegnanti.
La scuola media in Italia è il precipizio delle competenze, basta dare un’occhiata ai dati raccolti anche da organismi internazionali.
All’università arrivano studenti che ti sbadigliano in faccia, che si alzano e vanno a telefonare durante la lezione, taluni che fanno la pulizia del naso e delle orecchie pubblicamente.
L’istituzione della scuola è stata decimata da una serie di scelte di “passiva rassegnazione” da parte di molti insegnati.
Sul tema: Facebook di norma rappresenta il proprio vissuto personale che non deve interessare gli studenti, ma solo le persone che voglio coinvolgere. Se voglio relazionarmi con gli studenti creo un gruppo e li dentro dialogo. Non si deve essere “amici” degli studenti ma capaci insegnanti. I ragazzi devono essere gestiti e non imboniti. Bisogna ridurre il livello di confidenza perché non è ne utile ne necessario per il buon esito del lavoro didattico. Credo sia la migliore soluzione.