Essere “Primi su Google” vuol dire spodestare qualcuno che che lo era per merito.
Ci siamo, in tanti, chiesti più volte se sia etico scavalcare qualcuno in una lista utilizzando metodi, decisamente leciti, ma che sono alla fine basati sulla capacità economica di scalare le classifiche.
L’esempio che veniva fatto una quindicina di anni fa era questo: se guardando la finale dei 100 metri piani sai che l’atleta della terza corsia ha preso delle sostanze in grado di farlo vincere guarderesti la corsa? Certo, qualcuno senza scrupoli potrebbe dire che l’importante è vincere. Ma fortunatamente sono sempre meno.
L’ordine di organizzazione delle pagine di un qualsiasi motore di ricerca si basava, all’inizio, sulla probabilità di rispondere alla richiesta dell’utente. Più era apprezzata la relaziona domanda-risposta e più probabile era la scalata. Lo è stato per molti anni. poi sono arrivati i conti da pagare, si è messa da parte l’etica e la sequenza è diventata un mantra:
- chi paga ha lo spazio in evidenza
- chi usa le parole giuste secondo l’algoritmo del motore
- tutti gli altri
La domanda è sempre la stessa: è etico “manipolare”, seppur lecitamente, l’ordine delle cose?
Certo, chi vuole, con prepotenza farsi vedere nel mercato usa ogni mezzo, lo si comprende, o almeno lo comprendiamo adesso anche se non sono sicuro che tra qualche anno guarderemo questa cosa con gli stessi occhi.
La legge del più forte periodicamente ritorna, la si giustifica, fa guadagnare, rende felici gli investitori che saranno primi su Google scrivendo il nome del proprio marchio. Facendo di certo affari. Fregandosene di chi sta sotto.
Qualcosa mi dice che l’AI potrebbe, volendolo, ribaltare la questione. E infatti vedendo il progetto ADVcore [continua]