Ho ascoltato con curioso interesse, come succede per ogni nuovo podcast, l’avventura audio di Players Magazine.
Si definisce come un podcast di “cinema, musica, videogiochi, letteratura, fumetti e tecnologia per menti sveglie ed affamate” ed Il tutto è condotto da Tommaso De Benetti e si avvale della consulenza cinematografica di Andrea Chirichelli.Players Magazine è un prodotto editoriale digitale in attesa di un assestamento: gli autori, dopo aver tentato di proporlo esclusivamente a pagamento hanno deciso di renderlo gratuito un mese dopo l’uscita. Essendo una rivista di attualità la versione gratuita ha la stessa utilità di un quotidiano letto un mese dopo. Troveranno, forse, un’altra strada.
Ma veniamo al podcast vero e proprio. La prima considerazione riguarda l’aspetto tecnico.
Le registrazioni sono proprio mal fatte, con rumori di fondo, echi, fruscii, livelli fastidiosamente del tutto casuali. Siamo giunti alla terza puntata ma non pare che ci siano stati sostanziali miglioramenti. Per non parlare dell’episodio numero due che pesa oltre 727 MB e risulta peraltro illeggibile.
Ma la vera nota dolente sono proprio i contenti che fanno riflettere su quale potrebbe essere il target del prodotto. I temi affrontati non brillano per originalità: riassumere ancora una volta, malamente, la vita di Steve Jobs (che il conduttore si ostina a chiamare Job) non aiuta di certo a continuarne l’ascolto.
L’unico motivo è quello di cercare di capire fino a che punto arriveranno. Il culmine della puntata è stata una delirante discussione su come la l’Apple attraverso la Foxconn induca i lavoratori al suicidio dopo averli “seviziati”. Se si ascoltano le puntate anche successive si giustificano tali strafalcioni solamente comprendendo la difficoltà di argomentare del conduttore che usa frasi banali, ripetitive, frasi fatte (spesso citate a sproposito) con considerazioni degne di Cronaca Vera piuttosto che di un programma che voglia parlare di tecnologie.
Ma l’aspetto più devastante è la voce trascinata, priva di carattere, con pause di riflessione (riflettere su cosa poi visto che quello che esce dopo non sempre è coerente con l’inizio della frase…) sottolineate da vocalizzi. Il tutto con un accento sgradevole.
Non basta l’intervento di Andrea Chirichelli preparato e con capacità dialettiche a salvare una operazione che sulla carta era vincente ma portata a termine con imperizia e un pizzico di impreparazione.
Bocciati al primo turno. È meglio se saltano tutto l’anno così magari maturano la conoscenza almeno della lingua italiana.