Gira e rigira stiamo sempre usando i soliti strumenti ormai da cinque anni. Usiamo Facebook, Twitter, YouTube, meno Linkedin, meno ancora strumenti geek come Friendfeed. Dei social network più diffusi abbiamo già parlato, e tutti hanno una diretta esperienza. Da parte sua Linkedin, con la crisi, ha avuto un aumento di attenzione e di traffico anche come ultima risorsa per ricercare un lavoro.FriendFeed fa storia a parte. Nasce alla fine del 2007 da un gruppo di ex dipendenti di Google e nel 2009 viene acquistato e “lasciato indipendente” da parte di Facebook che sborsa per averlo 15 milioni di dollari in contanti e 32,5 milioni dollari in azioni Facebook. In Italia ha un gruppo limitato di utenti per la maggior parte geek, o comunque buoni conoscitori della rete. È un network molto stretto, con relazioni fatte on line e off line, affiatato e in cui non è facile inserirsi. Pur avendo dimensioni del tutto differenti rispetto alla diffusione di Facebook è il luogo dove nascono le idee del web, dove passano per prime le notizie, dove il confronto, spesso aspro, è approfondimento evidente.
Ad ogni annuncio di un nuovo social network osservo flotte di digital-intellettuali che non vedono l’ora di migrare verso altri lidi, meno affollati e un pizzico snob.
È successo con Quora, è successo con Diaspora
Quora non è decollato. Lanciato nel 2010 (e valutato incredibilmente 86 milioni di dollari) come servizio di domande e risposte da due ex dipendenti di Facebook si è attestata al mezzo milione di utenti registrati. Moltissimi di questi inattivi.
In rete la si cerca sempre meno considerando anche l’andamento incrementale del numero totale dei navigatori a livello globale.
Eppure nei primi giorni l’entusiasmo e le dichiarazione di perpetua fedeltà allo strumento non sono mancate. Pochi hanno riflettuto davvero tra cui vale la pena ricordare Max Trisolino che scriveva su Twitter:
Quora dimostra lo spirito italico vs il web 2.0: entusiasmo iniziale per il giocattolo nuovo, nessuna voglia di approfondire.
Anche Federico Simonetti, sempre attento ai fenomeni digitali, esprimeva non poche perplessità.
Abbiamo detto di Diaspora, community che si era presentata chiaramente come “anti-Facebook” con il codice sorgente aperto e con l’idea che non ci fosse più un “padrone” dei dati ma la possibilità di replicare gratuitamente i server. Anche in questo caso entusiasmo e tifo da stadio per poi perdersi nell’anonimato.
Diaspora era stato sviluppato nel 2010 in Ruby (e del 2010 è anche l’ultima versione Alpha) da quattro studenti universitari. Uno di questi si è suicidato nel 2011 e questo deve aver inciso ulteriormente sull’interruzione dello sviluppo.
Chiudiamo con un invito ai digital-intellettuali: anche il prossimo anno arriveranno nuovi prodotti digitali, nuovi social network, tenete da parte un po’ di stupore da esibire alla prossima occasione.