Cosa spinge l’autore di un blog che si intitola Tecniche di pescicoltura a parlare di geopolitica o il giornalista della Gazzetta di Voghera di inserire un articolo sul Festival delle mongolfiere in Australia? Quello della coerenza dei contenuti rispetto alle aspettative dichiarate è un tema che è lo specchio del giornalismo o para-giornalismo, se in questo modo vogliamo definire alcune pubblicazioni periodiche digitali, disagio di identità in cui vivono molti autori.
Nella distribuzione dei giornali cartacei pesava il costo dell’acquisto: un lettore medio leggeva un solo giornale che poteva avere sì una sua specializzazione locale, ma che di fatto era fornitore anche di notizie sportive, di carattere internazionale, economica, finanza, tecnologia, scienza, spettacolo, ecc.
Questa mancanza di specializzazione è tornata precisa precisa nella forma digitale di giornali mal pensati o non pensati. La coerenza, la verticalità, la profondità della notizia sono fondamentali per la reputazione del media.
L’idea di mettere tutto, con copia in colla aggressivi, di fatto annulla ogni possibilità per quei “giornali” di essere efficienti. Possono solo sperare di avere dei click sbagliati per accumulare qualche miserabile centesimo di euro per ogni visualizzazione.
Scrivete poco, scrivete con profondità, scrivete solo di quello che davvero sapete. Le tre regole del giornalismo anglosassone che non possiamo mai dimenticare.