Giornali senza qualità (2000)

In esclusiva per Internazionale il diario di Oliver Meiler, corrispondente del quotidiano svizzero Tages-Anzeiger

Giornali senza qualità

Questo articolo di Oliver Meiler è stato pubblicato su “Internazionale” nel numero 22/28 settembre 2000 n. 253 – Anno VII (PDF)

Ogni mattina quando sfoglio la mia pila di giornali al bar in piazza, la cosa torna a colpirmi: in Italia manca la stampa popolare, il quotidiano scandalistico o il tabloid, come lo chiamano gli inglesi, i maestri del genere. Non che senta la mancanza del Sun inglese e del Bild tedesco. Al contrario. Ma questi giornali hanno un ruolo preciso: fungono da catalizzatori quotidiani per notizie a buon mercato. E così in quei paesi la cosiddetta stampa di qualità può concentrarsi, appunto, sulla qualità.

Ma qui, in Italia, scandali, pettegolezzi, storie sentimentali e delitti passionali migrano con facilità nelle pagine di cronaca dei grandi giornali di fama internazionale, il Corriere della Sera, la Repubblica e la Stampa. Qui Naomi Campbell, Ela Weber e Megan Gale riescono regolarmente a comparire in prima pagina. Naomi perché ha un flirt con un industriale italiano, Ela per i suoi attributi fisici fuori dal comune. E Megan. Già, perché Megan? Gente, Oggi e gli altri settimanali popolari non se ne occupano abbastanza?

E dunque i giornali di qualità italiani scorrazzano con piacere in questo settore, pubblicano volentieri foto appetitose e meno appetitose e raccontano storie pittoresche. E lo fanno per più pagine, subito dopo la politica e le notizie sulle guerre, ancora prima dell’economia, della cultura e dello sport. “Cronaca” viene chiamata. E dentro ci stanno molte cose: dalla retata antimafia in Sicilia, alle abitudini alimentari dei piemontesi, fino ai reportage sui vincitori del lotto in Puglia. Per gli italiani sono semplicemente notizie, cronaca, appunto: cosa che sarebbe vera se solo le redazioni dei grandi giornali non trattassero queste notizie in modo così inflazionato.

La televisione fa scuola

Il giornalista Piero Ottone scrive nel suo libro sulla storia del giornalismo italiano: “Negli anni Novanta la cronaca ha avuto una metamorfosi e ci è stata impartita giornalmente in modo sempre più massiccio”. Il suo gergo e il suo stile si è trasmesso anche alla cronaca politica. Così un dissenso personale tra due politici viene chiamato “rissa”, problemi in un ministero “bufera” e due diverse posizioni all’interno di una stessa coalizione “giallo”. E si viene sempre a sapere cosa ha mangiato il compagno Fausto B., prima di discutere con “Cicciobello”, Francesco R., sul salario minimo. Ma per favore, a chi interessa?
Certamente anche qui in Italia la televisione ha contribuito a rendere lo stile giornalistico più sintetico. C’è bisogno di slogan, nel vero senso della parola, anche se raramente sono adeguati. E non è tutto: spesso non ci si libera dal sospetto che le redazioni dei giornali aspettino il telegiornale della sera di Rai Uno o di Canale 5 per costruire le loro prime pagine in monotono accordo coi notiziari televisivi. Di tempo ce n’è a sufficienza, i giornali italiani chiudono tardi. E il giorno dopo tutti i giornali italiani appaiono “stanchi” allo stesso modo.

La guerra del marketing

Le sorprese sono poche. Oltre ai corsivi, per quanto riguarda i commenti, l’Italia si avvale di un considerevole gruppo di giornalisti smaliziati e talvolta eccellenti, in grado di dare la loro opinione su qualsiasi cosa. Ma questo non garantisce il successo di pubblico.
Il numero delle copie vendute. dai giornali italiani diminuisce costantemente.
E così gli editori importanti si combattono a colpi di costose campagne di marketing. Insieme ai giornali vengono dati ogni giorno in regalo dei supplementi (in questo momento corsi di computer e finanza) e oltre a questo, con un piccolo aumento di prezzo, si possono avere riviste patinate femminili, settimanali illustrati, cd rom e videocassette. I piccoli giornali che non possono permettersi la guerra dei gadget languono oppure chiudono, come è successo all’Unità.
La Gazzetta dello Sport e soprattutto Il Sole 24 Ore se la passano apparentemente meglio. Il Sole è molto meno interessato alla bella Naomi che al fatturato del suo ricco fiancé, il finanziere Flavio Briatore. In questo caso una fusione dei due generi non sarebbe sgradevole. Forse una piccola foto dei due per alleggerire il colpo d’occhio. Il Sole se ne guarda bene. Ed è meglio così. (S.F.)

Oliver Meiler – Nato nel 1968 in Svizzera, Oliver Meiler è il corrispondente del giornale di Zurigo Tages-Anzeiger. È in Italia dal 1998.