Da sempre sostengo che la classificazione in generazioni, inventata per scopi di clusterizzazione PURAMENTE commerciale e di marketing sia definitivamente morta più di mezzo secolo fa. Ma non riusciamo a spiegare a quello zombie mediatico che è così facile da comprendere, così pieno di stereotipi facili da immaginare come fosse uno segno zodiacale dal quale intravedere comportamenti comuni.
Wikipedia (italiano – ) ne registra le sempre più frequenti interpretazioni ma, per natura stessa, stenta a porre una critica a tutto questo.
Questa è la proposta di Wikipedia in italiano che le chiama “Generazioni culturali”. Preferivo commerciali, o target di merci. Ma va bene lo stesso.
- Generazione perduta (1883-1900)
- Greatest Generation (1901-1927)
- Generazione silenziosa (1928-1945)
- Baby boomers o “Boomers” (1946-1964)
- Generazione X (1965-1980)
- Generazione Y o “Millennials” (1981-1996)
- Generazione Z o “Centennials” (1997-2010)
- Generazione Alpha o “Screenagers” (2011-oggi)
Decisamente consigliabile l’edizione inglese di Wikipedia che aggiunge molte suggestioni sul concetto di generazioni nelle diverse realtà del mondo.
E stereotipi su stereotipi si costruiscono degli immaginari modelli di marketing che troppo spesso sono la ripetizione blaterante di cose sentite dire o raccontate in libri che hanno dimenticato di pubblicare delle solide fonti. E su questo ricordo che Wikipedia riporta solo le secondarie, mai le primarie. per scelta. Mi sta bene, come mi sta bene prenderne spesso le distanze quando il tema non è quello di cercare una data o una lista di opere ma una interpretazione.
Raccolgo di seguito scritti e documenti sul tema con la promessa di riordinare il tutto. O anche no. Intanto leggete!
Letture indispensabili
Claudio Castellacci (1949-), Se il boomer simpaminizza la ghenga, Doppiozero, 2023