Fascicolo del fabbricato (come va fatto)

Se ne parla dall’inizio anni ’90. In IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia) a partire dal 1992 abbia realizzato tre tesi di laurea proprio sul tema con soluzioni catasto-cartografiche che usavano le piattaforme di web-GIS esistenti. Negli ultimi 30 anni, oltre a continuare a parlarne ad ogni rinnovo politico, le associazioni dei professionisti e delle imprese hanno fatto pochi pass in avanti.
Il modello che si continua a ripetere è quello centralizzato, unico e del tutto inadeguato ai cambiamenti delle tecnologia. Ho ascoltato un rappresentante proprio di una professione ripetere, più sulla spinta dell’inerzia che della reale comprensione, la necessità di darsi norme, regole, server, cloud, centralizzare. In una frase ad effetto: rafforzare il ruolo di un controllo centrale perché la periferia è ignora ed incapace.
A questa ipotesi, ipersemplificata ed estemporanea si può rispondere con delle soluzioni open source, con dati aperti e rispettosi di privacy e GDPR. Federata, organizzata e concreata. Non in mano alle solite multinazionali a cui pare non si possa fare a meno.
Sul fascicolo del fabbricato lavoriamo in molti, da anni. Noi siamo pronti per la soluzione funzionante, efficiente e rispettosa della privacy dei proprietari ed inquilini, Voi dove siete?
Riporto di seguito un articolo del Corriere (link) per una più facile individuazione delle vulnerabilità della proposta che qualcuno vorrebbe elaborare.


Case green, edifici in Italia troppo vecchi: l’idea di un fascicolo digitale del fabbricato per monitorare gli interventi di Valentina lorio

Fondazione Inarcassa: «Urgente un censimento, bisogna rendere progressivamente obbligatorio il Fascicolo del fabbricato»

Oltre il 74% degli immobili italiani ha più di quarant’anni. Nelle grandi città la percentuale sale all’85%. I fabbricati residenziali realizzati prima degli anni ’60 sono circa 4 milioni, il 40% di tutto il costruito. Tenuto conto di questa situazione per la Fondazione Inarcassa è necessario avviare un grande censimento degli edifici italiani e rendere progressivamente obbligatorio il Fascicolo del fabbricato, «la carta di identità delle nostre case». La richiesta è stava avanzata durante l’evento organizzato il 12 ottobre a Bologna a cui è intervenuto anche il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Galeazzo Bignami.

Un patrimonio vecchio e vulnerabile

In Italia sono stati censiti 12,5 milioni di edifici residenziali (dati Cresme) e di questi 2 su 10 sono in pessime condizioni «Un patrimonio immobiliare vulnerabile, con troppi edifici – l’Italia è sopra la media Ue per superficie costruita, 6,6% contro il 4,2% del resto d’Europa – troppo vecchi, spesso troppo grandi, e su cui si è intervenuti negli anni in maniera inappropriata», sottolinea il presidente della Fondazione Inarcassa, Andrea De Maio. «Un insieme di fattori che rende il nostro patrimonio immobiliare estremamente esposto ai rischi ambientali, dagli eventi sismici a quelli idrogeologici».

Rischio climatico e sismico

Nel 2023 in Italia si sono verificati 378 eventi estremi e per il 2024 si prevede un aumento del 22% secondo le stime di Legambiente. Inoltre, benché l’Italia, se paragonata al resto del mondo, abbia un rischio sismico moderato, ad essere elevato è invece il rapporto fra l’energia sprigionata dall’evento sismico e i danni generati. «E questo – spiega Di Maio – proprio a causa dello stato in cui si trovano gli immobili e del fatto che siano stati costruiti in assenza di norme sismiche». Infatti il 56% degli edifici presenti nelle zone identificate in base al rischio da 1 a 3, sono stati realizzati in muratura portante (pietra o laterizio) fortemente vulnerabili al rischio sismico.

Solo il 5% delle case sono assicurate contro maltempo e terremoti

Dal 1944 a luglio 2023 si stimano danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico per 358 miliardi di euro. Tra il 1944 e il 2009 si sono spesi mediamente 4,2 miliardi di euro all’anno, cifra che dal 2010 al 2023 è salita a 6 miliardi di euro l’anno, ma mentre la spesa per riparare i danni degli eventi sismici è rimasta sui livelli storici (2,7 miliardi contro nel periodo 2009-2023 contro 3,1 del passato), per quanto riguarda il dissesto idro-geologico, la spesa è triplicata passando da una media di 1 miliardo all’anno a 3,3 miliardi. Nonostante ciò, gli italiani si assicurano poco: la percentuale di abitazioni assicurate contro le calamità naturali, terremoti e alluvioni nel nostro Paese, secondo i dati Ania, corrisponde al 5,3% del totale.

Un censimento degli immobili

«Per tutelare il nostro patrimonio, renderlo più sicuro e più efficiente, anche a livello energetico, serve un grande censimento immobiliare», spiega De Maio. «In questo senso l’introduzione della graduale obbligatorietà del Fascicolo del fabbricato, partendo dagli edifici di nuova costruzione e da quelli interessati da ristrutturazioni rilevanti, da estendere progressivamente a quelli più datati, migliorerebbe non solo la conoscenza dello stato di salute dei nostri immobili, digitalizzando e rendendo sempre disponibili informazioni come la vulnerabilità sismica, la classe energetica e il piano di manutenzione, ma accelererebbe quel processo di informatizzazione del Catasto, rappresentando allo stesso tempo uno strumento di prevenzione capace di certificare il livello di sicurezza degli edifici e aiutare la programmazione degli interventi necessari».

Una simile operazione di censimento degli immobili ha bisogno di un sistema informatizzato ad hoc, ha evidenziato Riccardo Ciciriello, esperto in Information Technology in campo edilizio. «Serve una “regia” – spiega l’esperto – che definisca gli standard e che curi l’analisi funzionale per la creazione di un sistema informatico unico a livello nazionale. Una soluzione prima di tutto in cloud e con logiche di multiaccesso differenziate per aree geografiche aggregate».

La direttiva Ue sulle case green

Inoltre non bisogna dimenticare che entro il 2026 l’Italia deve recepire la direttiva europea sulle case green, entrata in vigore il 28 maggio. Il governo dovrà presentare un piano di riduzione dei consumi nel quale dovrà spiegare come intende raggiungere i target fissati dall’Ue. La direttiva prevede che gli Stati membri riducano il consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni peggiori.