Viviamo in un mondo che ha avuto negli ultimi decenni una accelerazione esponenziale nelle relazioni-connessioni tra le persone. Prima le imprese, le università, i centri ricerca, poi i cittadini hanno avuto modo di costruire relazioni a distanza, in maniera massiva. È un fenomeno mai sperimentato prima. Le relazioni si sono fatte sempre più complesse, sono stati scardinati canali di comunicazione che si immaginavano stabili nel tempo.
La complessità
Le relazioni sociali si sono moltiplicate in maniera mai accaduta nel passato grazie alla rete e ai social.
Siamo venuti in contatto con una complessità inimmaginabile: da una parte maggiori informazioni, spesso non controllate, valutate, qualificate, dall’altra sono saltati molti sistemi di controllo ed autocontrollo sociale. Sono saltate ideologie, movimenti politici, riferimenti sociali e culturali. sono saltate gerarchie, intermediazioni, mediazioni.
L’autocontrollo delle persone, rispondente a canoni sociali, religiosi, economici, organizzativi, si è sgretolato così come l’autorevolezza di molte istituzioni.
Si è allargato quel fiume, chiamato equilibrio, allontanando le sponde e facendole diventare sempre più alte. Si è assistito quindi ad una polarizzazione delle idee, delle opinioni, ma anche delle scelte, del giudizio.
Questo non può non aver impattato il mondo della comunicazione ed in particolare quella commerciale e della pubblicità. La comunicazione d’impresa è ancora ferma a modelli strategici degli anni ’90 del secolo scorso. Si è frettolosamente adattata scimmiottando i linguaggi del contemporaneo ma nulla di quello che ha prodotto è degno di avere memoria nel tempo.
Il design, la forma di “solidificazione delle idee” è diventata da una parte più complessa ma dall’altra si adattata a nuove tecnologie, come la stampa 3D che, con le sue limitazioni attuali non può che chiedere una semplificazione formale. Il digitale ha reso però popolare la manipolazione delle forme, ha dato la possibilità a molti che sperimentare nuove tecniche e di iniziare a ripensare il design.
Il tema della riflessione sulla semantica e semiotica si è appiattito nella ricerca di una componente tecnologica e spesso digitale che costituisse un nuovo valore.
Si è troppo spesso impoverito il disegno, il segno, l’idea.
ISIA, in tal senso, è in completa controcorrente: ha mantenuto fede ai princìpi ispiratori che l’hanno fatta nascere a metà degli anni ’70 del secolo scorso e ha continuato a sperimentare e fare ricerca attraverso, specialmente, le tesi degli stessi studenti.
Vorrei ricordare che proprio ISIA ha saputo anticipare i tempi fin dalla sua costituzione, ha sempre cercato, ed in questo i diversi direttori che si sono avvicendati hanno fatto un lavoro straordinario, di costruire uno spazio di idee libero dalle “mode del design” ma realizzando una sorta di anticipazione di stile e forma.
Siamo ad un momento di svolta.
Il sistema solo istituzionale non è sufficiente per il raggiungimento dell’obiettivo dello sviluppo di queste idee di progresso.
Sono da intraprendere strategie liquide, a larga scala, con moltissimi attori: il corpo docente, gli studenti, gli ex studenti, le imprese, il sistema istituzionale nella sua interezza.
Serve un nuovo patto tra le parti.
Un manifesto per lo sviluppo della nuova comunicazione, nelle sue diverse espressioni: relazionale, digitale, materica, ecc.
Costruire buone connessioni è alla base del successo di ogni progetto sia esso di comunicazione che altro.
Le idee devono avere un supporto allargato, condiviso, partecipato, sostenibile.
Dobbiamo avere il coraggio di affrontare la complessità non provando ingenuamente a spezzarla in ambiti che riusciamo a manipolare, ma al contrario aumentandone il livello di complessità stesso.
I big data, l’Artificial Intelligence sono qui per raccontarci come l’approccio segmentativo sia fallace, semplicistico, banale ma specialmente inutile.
Come si costruisce una community
L’idea di costruire una grande community non è nuova nel sistema della formazione del design e della comunicazione nel nostro paese.
Il limite di ogni iniziativa è stato l’impossibilità di scalabilità dell’idea, il legame fortissimo con le singole persone, la volontà di portare avanti il progetto “con le proprie forze”.
Quando si costruisce una community dobbiamo prendere in considerazione l’idea che i progetti vanno sviluppati senza che ci sia un quadro preciso fin dall’inizio. Contrariamente al sentimento comune che crede serva sempre un piano dettagliato. Servono invece delle linee guida, degli obiettivi e la capacità del sistema di dare risposte adeguate. Serve un sistema adattativo non esclusivo.
Per poter essere competitivi nel mercato delle imprese, per favorire il rapporto tra università, ricerca privata e impresa va costruita una nuova ontologia dei prodotti scientifici e delle tesi.
Non possiamo più affidare una realtà complessa come una tesi di laurea a semplici keyword perché non sono sufficienti a rappresentarne il contenuto, ma specialmente le potenzialità.
L’informazione latente nelle organizzazioni
Va mappata, valutata e valorizzata la conoscenza e l’informazione latente nelle organizzazioni. I meccanismi di funzionamento vanno ridisegnati secondo una logica che porti alla possibilità di riutilizzarli come algoritmi.
La crescita esponenziale delle applicazioni di AI impone che anche il sistema della ricerca sia in grado di offrire contenuti di alto livello per poterli valorizzare con queste tecnologie.
Questo porterà allo sviluppo ed all’uso diffuso di applicazioni in grado di migliorare i flussi comunicati interni ed esterni.
ISIA come perno del sistema di conoscenza
ISIA ha sperimentato in questi anni diversi linguaggi. Si è posta come punto di riferimento nazionale e con un’ambizione internazionale nella realizzazione di quella complessa, ma necessaria, simbiosi tra imprese e università. Per vocazione, ma specialmente per capacità direzionale, ha superato le limitazioni di un modello universitario troppo spesso auto referenziato e basato sulle risorse umane disponibili più che artefice di un progetto focale.
Gli studenti al centro
Va posto in atto una trasformazione dove gli studenti vanno posti al centro del sistema di riferimento, non solo in quanto tali ma in quanto futuri cittadini di un sistema anche economico complesso.
La responsabilità di costruire dei cittadini, prima europei e poi globali, è anche sulle spalle dell’università, del sistema di ricerca, delle relazioni internazionali che riesce a porre in essere.
Dobbiamo essere certi di dare ad ogni studente l’insegnamento, la competenza, ma specialmente l’attenzione che merita. Lo si può fare e questo viene fatto in ISIA grazie ad un numero adeguato di iscritti, alla disponibilità di docenti, alla ricerca, spasmodica, di innovare anche prima delle imprese stesse.
I numeri confortano questo lavoro. Gli studenti ISIA della Specialistica hanno una media di inserimento in un lavoro coerente con il percorso di studi e stabile a livelli dei migliori paesi europei. Il grado di soddisfazione espresso dagli stessi è elevatissimo.
Ora facciamo un passo avanti
Andiamo a costruire questa nuova community formativa, lavorativa e di rilevanza sociale.
Mettiamo insieme il lavoro di tutti, riordiniamo con una nuova ontologia e tesi di laurea, le ricerche per porle all’interno di un sistema di classificazione che ne permetta una maggiore e più facile fruizione.
Costruiamo una serie di nuove connessioni: mappiamo le risorse e avviamo un progetto di nuova generazione.