Le abbiamo viste tutti, sono quelle strane invenzioni giapponesi, un misto tra provocazione e follia che fanno sorridere, spesso ingenue, altre volte semplicemente assurde. Per molti sono una forma d’arte e infatti si definisce artista-inventore Kenji Kawakami (1946-) che ne è stato l’ideatore e maggiore esponente. Questa forma espressiva chiama chindōgu: l’arte dell’dea inutile e i libri di Kenji Kawakami sono stati un successo editoriale. Non solo ma esiste addirittura la International Chindogu Society che fornisce un rigido decalogo del chindōgu:
- un chindōgu non può avere un utilizzo reale;
- un chindōgu deve esistere fisicamente;
- in ogni chindōgu è insito uno spirito di anarchia;
- i chindōgu sono strumenti per la vita quotidiana;
- i chindōgu non sono in vendita;
- l’umorismo non dev’essere la sola ragione per creare un chindōgu;
- il chindōgu non è pubblicitario;
- i chindōgu non trattano mai temi scabrosi;
- il chindōgu non si può brevettare;
- i chindōgu non hanno pregiudizi.
Si tratta, in sostanza, di invenzioni pressoché inutili, costruite per uno scopo pratico, ma non pratiche da usare (perché gli svantaggi derivanti dal loro utilizzo superano regolarmente i vantaggi); devono essere realizzate nella loro interezza, non sono fatte per essere vendute e devono divertire.
E voi avete qualche chindōgu nascosta nel cassetto?