State buoni, è il Corriere che ve lo chiede

Nelle numerose comparsate televisive l’allora Direttore (2009-2015 II direzione) del Corriere Ferruccio De Bortoli lo aveva anticipato rispondendo ad una domanda ingenua e (probabilmente preparata). Chiedeva l’ingenua interlocutrice “.…ma possiamo finirla con questi giornali che parlano solo di cose brutte e disgrazie?“.
Il De Bortoli rispose che si stava lavorando in quel senso e a giugno del 2012 uscì il suo primo articolo, in prima pagina (in fin dei conti era pur sempre il direttore) che esaltava il meglio dell’umanità, casi singoli declinati al plurale, una immensa umanità che non riusciva a trattenere la bontà compressa da malvagi giornalisti che scrivevano solo di “cose brutte”.

Ma cosa stava accadendo in quei giorni? Si parlava dello spread della caduta di Berlusconi che non riusciva più a tenere. a freno troppe bocche aperte.

Quel clima, quel contesto, lo racconta bene Repubblica (fonte):

Il 4 gennaio 2011 lo spread è a 173 punti. Il 30 dicembre arriverà a quota 528, con un incremento di 355 punti. I primi sei mesi dell’anno trascorreranno con un’altalena continua del differenziale tra i Btp e gli omologhi Bund tedeschi, termometro della fragilità non solo economica italiana. A fine maggio, con i risultati del voto amministrativo, il Pdl e Berlusconi incassano una pesante batosta elettorale. Il Rubygate incalza il premier, e dall’opposizione si comincia ad auspicare un suo passo indietro.

Così lo spirito più ingenuo, meno critico aveva conquistato quello che era stato il più importante giornale d’Italia e che nel periodo De Bortoli soffrì, e non poco, un crollo dei lettori.

La diffusione media giornaliera passò da  520.000 (2009) a 310.000 (2015) per nulla recuperata dall’edizione digitale per la quale non ho memoria di una strategia significativa, esclusa quella di prendere materiali altrui e spesso amputarne la fonte (posso dimostrarlo ovunque). Curve simili hanno avuto anche altri giornali ma mal comune mezzo gaudio è un motto che dovremmo iniziare a seppellire.

[qui c’è un grafico, ma tanto basta che lo immagini come una curva discendente]

Ma si sa, non è colpa del direttore se perde lettori (fisiologico) ma è suo merito se ne guadagna (impulso).

Cosa fa “il cane da guardia della democrazia” (il mitico Watchdog journalism) quando la politica mette a repentaglio l’intero paese? Va a cercare i casi dove esce un paese buono, solidale, coraggioso e che mai urla e si arrabbia contro chi ha usato gli strumenti della democrazia per gli interessi personali.

Contribuisce alla costruzione di una narrazione fantasiosa e orientata e accontenta chi, a fine vita, vuole solo pace e mantenere i privilegi ottenuti per nascita o eredità. Chi ha creato qualcosa con le proprie mani sa quanto sono costate le ore di lavoro e i sacrifici e difficilmente si schiera con chi vuole tappare gli occhi alla realtà. Essendo un paese per vecchi il tutto dovrebbe avere un corrispondente successo editoriale.

Non si sa come, ma di certo raccoglie sponsor tra coloro che del “bene” ne fanno una bandiera.

Cinque anni dopo “Il Corriere dei migliori” divenne un vero e proprio inserto, eh, si, le buone notizie erano aumentate e schiere di “pensatori positivi” andavano a cercare quello che gli altri giornalisti buttavano: storie lacrimevoli finite bene, volontari bistrattati e poco raccontati (come se il volontariato sia una passerella) e il piglio divenne quello di un paese che amava gli altri.

Via le brutture, via anche la realtà.
Solo la lente deformata del bello, del buono, del migliore.

A dare manforte alla carta approdò anche l’immancabile versione on line curata dal vicedirettore  Giangiacomo Schiavi.

Adesso la “Buona Italia” è supportata anche da numero sponsor che rappresentano davvero il simbolo dell’Italia migliore.

E mentre i social diventavano una fogna di vomito*, per colpa degli utenti ma anche con una non indifferente spinta estremista di Elon Musk con la sua acquisizione nel 2023, il Corriere è passato ad aggiungere un tassello all’Era della Bontà.

Forse è stato l’effetto nefasto del “ne usciremo migliori” (sul cui autore ricordo pende ancora una taglia da parte dell’FBI) ma all’improvviso tutto l’ecosistema del Corriere si è orientato sul buono, sul migliore.

Sono iniziati a comparire semplicemente risibili articoli motivazionali “lascia il lavoro in banca e fa il giro del mondo”, “perché ho abbandonato il mondo civile e vivo in un tronco che scende nel Mississipi” e via decantando chi risolve il problema della complessità crescente abbandonandosi a fughe (immaginabili con paracadute) nella natura.

Stesso stile per chi ha creato un impero dal ritrovamento di una monetina mentre rimestava nelle immondizie in cerca di cibo. Quella moneta diventerà il simbolo del suo riscatto. Lacrime e applausi.

Storie di successo e lieto fine.

P.S. Qualcuno mi ha chiesto quando ci fu il passaggio al primo posto in Italia da parte di Repubblica. Wikipedia lo spiega bene con questa infografica.

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