Io e il mio amico Kim


Come non possono suscitare malinconia e misericordia contemporaneamente quelle persone che hanno un posto di rilievo nella società, in politica, nell’impresa e addirittura a livello mondiale solo per discendenza e non per merito? Hanno dei tratti comuni: la mancanza di ironia e l’incapacità di scrollarsi di dosso l’odore genitoriale che li accompagnerà fino alla morte. Li adoro per la loro capacità di simulare competenza, conoscenza e credono che il mondo debba loro rispetto. In Italia abbiamo avuto per un breve (ma lunghissimo) tempo “Il trota”, esempio di nepotismo (figlismo) della peggior specie. Faceva tenerezza lui e quelli che lo plaudivano, che cercavano di trattarlo come una persona normale. E no, non è normale nel XXI secolo sia il sangue a darti qualche vantaggio sociale. Questo familismo amorale che va tanto di moda è solo l’odore del putrido che il vento non ha ancora spazzato via. L’esemplare più iconico è di certo Kim Jong-un che alla morte del padre Jong-il fu definito, e qui ammiro la compostezza nordcoreana di non ridere in diretta, dalla radio come “il grande successore”. Di lui si è detto tutto e il contrario di tutto. Sempre attorniato da dei poveracci in costume militare che prendono appunti su blocchi notes come stesse per uscire dalla bocca lacerata dalle troppe sigarette la verità che il mondo attendeva. Non posso nemmeno non ricordare chi, anche molto vicino, ha creduto che potesse far scoppiare una guerra nucleare. E il fenomeno ha sospeso la sperimentazione nucleare, comprata dai vicini di casa, dopo che il camino nucleare è crollato dopo un incidente mentre tentava di sperimentale l’atomica. Un bimbo mai cresciuto. Dopo che il giocattolo nucleare si è rotto, si è messo a lanciare missili. Purché se ne parli. Manco il padre era freddo che già avevo iniziato a farmelo amico, virtuale, sui social. Perché siamo il paese dove siamo importanti perché conosciamo persone importanti. Giusto? Il prestigio passa per osmosi e vicinanza. I selfie con i VIP sono proprio questo.
Questa raccolta è dedicata a tutti coloro che leggendo queste righe e chiedendosi “ho fatto qualcosa da solo per meritarmi la mia posizione?” si volgeranno verso il portafoto famigliare in adorata riconoscenza.