L’idea che il sistema industriale si basi sui distretti è una delle conseguenze post belliche della costruzione spontanea del tessuto produttivo italiano. La specializzazione areale ha portato all’aggregarsi automatico di realtà che potessero essere logisticamente vicine ed in grado di costruire filiere produttive e di subfornitura.
La gemmazione delle aziende, per creazione di concorrenza interna, è stato un altro elemento fondamentale: da una azienda uno o più lavoratori si staccavano e davano vita ad una nuova realtà produttiva in netta concorrenza con la precedente. Producevano gli stessi prodotti, andavano sugli stessi clienti.
Tra le due realtà produttive a quel punto sarebbe stato difficile ogni dialogo: erano non solo concorrenti ma veri e propri rivali.
La prima generazione di imprenditori ha avuto questo come tema dominante relazionale: tutti contro tutti. Per questo è stato difficile fare sistema, per questo è stato difficile costruire dei cluster industriali importati, efficienti e funzionali.
Adesso siamo alla seconda, se non terza, generazione di imprenditori familiari e le tensioni si sono allentate con la perdita di memoria dell’”atto primario”.
Adesso si può fare sistema.
Il progetto Distretti Creativi è una libera aggregazione di talenti che si ritrovano su discipline e tematiche che possono essere di supporto, di stimolo, di ibridazione tra i distretti industriali e produttivi definiti e queste nuove forme di creatività.
Un distretto creativo interagisce parallelamente al distretto esistente per potenziarne la capacità di concorrenza, di competitività ma specialmente di sviluppo strategico creativo.
La forma è semplice: si individua un gruppo di persone interessate ad operare in un determinato ambiente e si costruire un cluster di relazioni. Lo facciamo nella piattaforma indipendente Distretti Creativi e nei social (Facebook, Twitter, Instagram). Per partecipare la pagina giusta è questa.