È un bel test per capire come si possa manipolare l’informazione lavorando sul pregiudizio delle persone. Il caso è di quelli che stuzzicano l’attenzione morbosa della gente, riguarda la salute, si parla di un prodotto di origine straniera. Tutti ingredienti giusti che ben dosati danno una notizia ad effetto.
Sto parlando di “Ecco come è fatto il kebab: occhi, denti e ossa di animali” pubblicato su Leggo a firma di Simone Nocentini. L’articolo inquieta non poco anche se il “giornale” non brilla certo per cautela e verifica delle fonti quando propone le notizie. Ma leggiamo l’articolo del 10 giugno 2013 che è divertente:
ROMA – Forse era meglio non venire mai a sapere com’è fatto veramente un kebab, specialmente se il suo sapore vi piace.
Polmoni, cuore, lingua, occhi, ossa, scarti di macelleria e una quantità enorme di grasso animale. Questo è il risultato di un’analisi condotta in Inghilterra, da un pool di scienziati e nutrizionisti. Più del 50% dei Kebab contiene carne diversa da pollo o vitello: ma la maggioranza dei kebab sono un miscuglio di carni diverse, tra cui pecora, maiale, tacchino, pollo. Il dato allarmante è che nel 9% dei casi, gli scienziati non sono riusciti ad indivuare con chiarezza la natura della carne utilizzata nel processo di triturazione.Un kebab, inoltre, contiene tra il 98% e il 277% della quantità giornaliera di sale accettabile: oltre questa soglia la salute di un essere umano è a rischio.
All’interno di un singolo kebab ci sono tra le 1.000 e le 1.990 calorie (senza considerare le verdure e le salse), senza considerare che ogni kebab contiene tra il 148% ed il 346% della quantità di grassi saturi assimilabili giornalmente da un essere umano.
In quasi tutti i kebab analizzati durante lo studio, si sono riscontrati batteri tipo l’Escherichia Coli (un battere che espelliamo con le feci, ndr) e lo Staphylococcus Aureus.
La frase ad effetto è proprio quella del titolo:
Polmoni, cuore, lingua, occhi, ossa, scarti di macelleria e una quantità enorme di grasso animale. Questo è il risultato di un’analisi condotta in Inghilterra, da un pool di scienziati e nutrizionisti.
Ma da chi sarà composto questo “pool di scienziati e nutrizionisti”?
Una semplice ricerca che avrebbe potuto fare l’autore, Simone Nocentini, ci permette di capire la traccia e il percorso di questa notizia.
Andiamo a ritroso e scopriamo che proprio fresca non è: risale infatti al 2009.
A darne notizia è la Food Standards Agency inglese con questo articolo che riporto integralmente
Tuesday 27 January 2009 – LACORS publish new study into contents of doner kebabs in UK
LACORS, the Local Authority Coordinators of Regulatory Services, has today published a new study into the content of doner kebabs in the UK.
The study carried out by council food standards officers across the country sampled 494 doner kebabs, checking meat content, labelling and nutritional value.
The study found that, without salad and sauces, the average kebab contains:
- 98% of daily salt
- nearly 1000 calories
- 148% of daily saturated fat
LACORS also reports mislabelling of kebab meat, with meat species not declared or declared wrongly. In some instances, pork was present in samples labelled as Halal.
The Food Standards Agency’s Chief Scientist Andrew Wadge said: ‘We welcome this new study. It is important that people are properly informed about the food they eat. However, our advice is that people don’t need to avoid doner kebabs altogether because of these findings. Like all types of food that is high in fat and salt they do not need to be cut out of your diet altogether.‘As part of a balanced diet, including plenty of fruit, vegetables and starchy foods, there is no reason why you can’t indulge in a doner kebab from time to time. Obviously, the more regularly you eat them the harder it is to achieve that healthy balanced diet.
‘The mislabelling is obviously a concern and we will be working with these food businesses and local authority food enforcement officers to make sure that the correct labelling information is used on the meat.’
In sostanza dice che le percentuali in etichetta delle carni non sono sempre rispettate, che una parte di carne non è stata identificata (ma questo non vuol dire che sia di animale strano è solo un problema strumentale come riportato nell’indagine) e che la quantità di sale e di grassi è molto alta.
Non parla di “Polmoni, cuore, lingua, occhi, ossa, scarti di macelleria”.
L’articolo originale, completo della ricerca in formato completo, è disponibile a questo indirizzo.
Ne parla, sempre nel 2009 The Guardian e l’articolo, a distanza di tre anni, viene riesumato e tradotto da Cado in piedi, sito già in passato considerato non attendibile o con la tendenza ad esagerare ed esasperare le notizie. Siamo quindi al 26 agosto 2012.
Nemmeno in questo caso si fa riferimento a “Polmoni, cuore, lingua, occhi, ossa, scarti di macelleria”.
L’autore dell’articolo ancora una volta parla della quantità esagerata di grassi e di sale. Insomma uno che non ha mai mangiato le patatine fritte o una salciccia o del salame.
E veniamo al 10 giugno 2013, appunto a Leggo. L’articolo è copiato pari passo al precedente ma adesso compare anche la frase ad effetto: “Polmoni, cuore, lingua, occhi, ossa, scarti di macelleria”.
Il 12 giugno 2013 poteva Affari Italiani, testata ben nota per la scarsa attenzione alle fonti non pubblicare questa succosa notizia? Figurarsi, ci va a nozze e pubblica questo articolo.
E poi a cascata tutte le pubblicazioni spazzatura che raccolgono il peggio della rete e lo mettono a disposizione del proprio pubblico di abbioccati.
Quindi ricapitolando: nessun “pool di scienziati e nutrizionisti” ha mai detto che il kebab contenga “Polmoni, cuore, lingua, occhi, ossa, scarti di macelleria”.
È una invenzione giornalistica. Una bufala.
Cosa succederà ora? Già lo sappiano: la notizia rimbalzerà prima sui quotidiani che hanno spazio da riempire e poche idee e sui social network per l’eternità, riproposta ciclicamente, con l’aggiunta di altri particolari inventati e saziando solo il pregiudizio dei PBLR.
Buon appetito!
UPDATE
Ecco puntuale la lista dei creduloni, ovvero quelli avrebbero evitato una figura meschina sapendo usare Google:
Simone Cosimi – Kebab, anche denti e ossa nelle carni – Wired (quello on line dove non ti pagano per pubblicare)
Simone Nocentini – Ecco com’è fatto il kebab: «Occhi, denti e ossa di animali». I risultati choc di una ricerca inglese – Il messaggero (a volte ritornano)
ResaPubblica – Abbocca alla bufala con qualche anno di ritardo: “Il kebab? Contiene carne di topo, gatto e cane. Allarme dall’Inghilterra“. Vabbè, il sito è una accozzaglia di storie strampalate. Da notare che è pubblicato in “Medicina e salute”.