Fai da te 2.0

Che qualcosa si stesse muovendo era chiaro. Mai come negli ultimi mesi erano apparsi blog, giornali on line e su carta dedicati al D.I.Y. acronimo di “Do It Yourself” ovvero ”fallo da solo”. L’apoteosi dell’auto costruzione, tra nerd e voglia di costruire da se gli oggetti della propria vita. Un fenomeno che viene da lontano, diffuso maggiormente in quelle società, come quella americana e del nord Europa dove la cultura tecnica non ha subito la devastazione della superiorità umanistica delle nostre scuole. Per decenni l’anima di questi auto produttori sono state le riviste americane come Popular Mechanics o Mechanix Illustrated oppure le centinaia di manuali di istruzione che andavano dalle applicazioni hobbistiche fino alla costruzione in casa di aeroplani, barche o mobili.
Il movimento ebbe un certo successo nel nord Europa negli anni ’80 con l’autocostruzione della propria casa. Una sorta di Ikea anarchico, senza cadere nell’ottica mercantile delle multinazionali.
Riviste come Make stanno avendo un grande successo, aumentato e facilitato dalla connessione con community on line di auto costruttori, con la facilità con la quale si possono produrre videoguide o manuali digitali.
Adesso ci prova anche Chris Anderson fondatore di Wired e padre della teoria della “coda lunga” con il prossimo libro in uscita che si intitolerà proprio “Makers”.
Anderson aveva già intercettato negli scorsi anni dei fenomeni estesi, come ad esempio la freeconomy e l’era della condivisione dei saperi.
Alcune aziende hanno provato, in maniera molto rudimentale, a costruire delle best practice partendo dai lavori fatti dai propri clienti. Al momento non ci sono ancora risultati esaltanti ma la strada è decisamente giusta. Vale la pena segnalare un ottimo sito italiano sull’argomento chiamato Io ricreo.